Il
secolo di Aligi Sassu
Gianni Conti
Ogni dipinto di Aligi Sassu sembra non essere che un
cambiamento di inquadrature, un movimento di colori
accesi, lungo lo stesso asse, all'interno di una sola
grande opera: l'opera del Novecento italiano.
Oggi, alle soglie del Duemila, al compimento del secolo
nell'infinito percorso dell'arte figurativa, c'è la
storia vera dell'Uomo moderno di Aligi Sassu.
Dal battesimo con il futurismo del giovanissimo
artista, e cioè con una delle "avanguardie" che
stimolarono il maestro, al reinserimento dell'arte
italiana nella storia della cultura europea. Dunque, Sassu
artista italiano del secolo. Modello di una sparuta
minoranza che ha operato resistenza al conformismo, al
regime, all'appiattimento della moda imperante.
Custode del colore e conoscitore dei maestri francesi, Aligi
Sassu illustra in modo sublime lo status sociale
dell'uomo. Tutta l'opera della Divina Commedia diventa la
vera immagine dell'eternità; immune dalle vicende del
tempo, come le tavole di Mosè, ispirate dal suo Dio. Vita
e vanità, superbia e morte, si toccano, s'incontrano,
in un tripudio di colori della vita, e nel circuito
infinito e profondo delle bolge: in attesa del
giorno del giudizio.
Aligi Sassu, fedele all'integrità culturale espressa
da Dante, Mann, D’Annunzio, Cervantes eccetera, con
meticolosa insistenza e perseveranza, ricerca l'anima del
personaggio del celebre poema narrativo o poetico. Sassu
aiuta a capire Dante, fa rivivere il valore della vita e
la morale della morte. Grande è stata l'impresa,
l'avventura spesso faticosa di ridare vita a personaggi e
avvenimenti, già patrimonio di ogni essere umano, se non
si ha la consapevolezza di poter dare luce, colore e anima alle creature della storia e delle leggende dell'umanità;
così divinamente raccontate da poeti e scrittori di ogni
epoca, nazionalità e lingua.
Come non ricordare una delle interpretazioni dell'antico
mito di Orfeo che scende nel regno delle ombre per
riportare alla luce la sua Euridice?
Anche Aligi è un poeta, che cerca di ridare vita ai
personaggi della storia del mondo; in questo tentativo
pienamente riuscito, rischiava di riuscire a offuscare una
vita, spesa nell'arte del XX secolo.
Se Aligi Sassu ha toccato la mente dei critici più severi,
una ragione c' è. L' opera di Aligi Sassu è percorsa da
una duplice vena -momenti storici -in cui creazione e
illustrazione si legano intimamente a una profonda
tensione etica che ancora la pittura contemporanea a
premesse poste al di là della semplice arte
dell'illustrazione letteraria. In ciò opposto ai
francesi, il maestro italiano non ama solitamente
"intrattenere sul personaggio" ma essere pungolo
di meditazione sulle pene, sulle sofferenze e sulle gioie
delle creature raffigurate con caratteri umani, oltre che
in idee eterne. La costante memoria della storia diventa
rappresentazione della figura poetica, della
interpretazione grafica e del segno cromatico, fino a
creare stimoli ed emozioni, anche nella visione
dell'immensa distesa dell'infinito celeste. Per tutti noi
Aligi Sassu è legato al messaggio del colore, al cammino
dell'uomo verso la libertà espressiva, alla continua e
sistematica ricerca della genuina interpretazione del
nuovo umanesimo. Ecco, dunque, Aligi Sassu, l'inquieto, il
ribelle, il severo, il creativo, che vuole vivere nel
sogno e, attraverso la sua notte piena di stelle luminose,
dare nuovo corpo alla natura. La principale ragione della
vitalità dell'opera di Aligi Sassu nasce come realtà
morale, come testimonianza di una ricerca artistica senza
fine, in continua evoluzione lungo gli itinerari del
vissuto con Birolli, Grassi, Manzù e altri. Spesso Aligi
Sassu si pone quale amaro contemplatore della vanità
umana, testimone della precarietà dell'uomo, e illustra
Dante, D'Annunzio e Boccaccio per negare ogni ossessiva
ricerca dell'effimero piacere, di gioie terrene e di
emancipate letizie.
Il grande passato artistico di Aligi Sassu -tra mito e realtà
-ci convince della consolidata universalità, ma questo
sarebbe poco se tutto il contemptus mundi dell'artista
non fosse costruito attorno al rispetto dei valori
evangelici, all'esaltazione della natura e del creato, al
confronto -anche sofferto -fra avanguardia, tradizione e
rinnovamento, all'interscambio culturale con le correnti
più avanzate dell'arte illustrativa francese.
L' occasione della mostra di Aligi Sassu nello scrigno
di Benedetto da Maiano può rappresentare l'avvenimento
per aprire un dibattito profondo sul lungo Novecento
vissuto dall'artista milanese. L'universo
tempo-spazio-colore di Aligi Sassu sentito come aspetto
esistenziale di questo o di quel personaggio di Alcyone,
dell'Inferno, del picaresco Lazarillo de Tormes, via
animati e sviluppati in capitoli a se, sono il processo
tematico della storia dell'umanità, della vita della
specie, della morte dell'individuo, della ricerca
ambiziosa di Proust. La pittura di Sassu rende
affascinante anche la morte, sviluppando il viatico per l'
aldilà con luce, volte celesti, l'acqua dalla limpidezza
adamantina, dando connotazioni di vita alla morte.
L'artista, consapevole che il ricco mondo dell'uomo è
frutto delle operazioni complesse di pio, illustra - con
amore e bravura inarrivabile -la resurrezione o la vita.
Speriamo che il racconto di Aligi Sassu possa sempre
continuare, magari con l'intervento dello Stato che decida
di notificare in blocco l'opera di Aligi Sassu come bene
culturale italiano. Sarebbe un modo concreto per
avvicinarsi a decretare il trionfo del Novecento italiano.
Aligi Sassu Antologica 1927-1999,
a cura di Marina Pizziolo
con la collaborazione di Carlos Julio Sassu Suarez, Skira,
Milano,1999.
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