Realismo
Raffaele De Grada

[…] Pur accettando una stretta periodizzazione dell' opera di un maestro com ' è Aligi Sassu, conviene tener conto di due parametri distinti: la storia delle arti quale si configura nel secolo XX e quella personale dell'artista. I due parametri entrano in contatto dialettico, spesso si incrociano, talvolta si fondono. Ma soltanto l'artista manierista soggiace al primo e solo l'impossibile creatore anarchico può rispondere unicamente al secondo.

Il Sassu futurista è il giovanissimo che si affida a ciò che egli crede il "moderno", il Sassu primitivista è il giovane che reagisce al gusto ufficiale. Ma la vera storia dell'artista prende corpo quando la sua maturazione culturale diventa tutt'uno, vita e arte. Questo momento magico per Sassu avviene nel 1934-1935 in connessione col suo primo viaggio a Parigi, l'incontro con gli allievi di Antonio Banfi e le sue lezioni all'Università e ancora la scoperta del paesaggio, in un'estate con la famiglia a Campodolcino in Valtellina.

In merito a quest'ultimo tema, il giovane Sassu si era sempre dimostrato sensibile alla pittura di paese, città e campagna, ma le sue notazioni paesistiche postfuturiste (faccio riferimento agli anni che vanno dal 1929 a11933) sono caratterizzate da quella visione primitivista -case enormi prospicienti, piazze e vie deserte, con un colore accentuato, alberi magri come macchie abbreviate, senza fogliame -comune in quegli anni ai paesaggi di Birolli, Del Bon e Breveglieri, giovani amati da Persico che come lui, frequentavano i caffè milanesi del Craja e del Mokàdor.

Ma nell'estate di Campodolcino (1934) Sassu si è trovato con un occhio nuovo davanti allo scroscio solenne delle cascate alpine, i picchi aguzzi delle montagne, la varietà di rocce e di alberi in una visione incantevole dell'eterna natura come l'aveva vista Courbet tanti anni prima.

Il richiamo a Courbet, alle dense, fonde immagini di rocce e foreste che dipinge nel suo Jura franco-svizzero, può sembrare fuori luogo di fronte al colorito espressionista, esagerato di rossi, gialli e azzurri di Sassu. Ma è pertinente perchè qui Sassu si è completamente liberato dalle forme meccaniche, puramente intellettuali, degli inizi futuristi, superando in assoluto il primitivismo dei suoi precedenti paesaggi.

Questo passaggio non corrisponde affatto a una crisi formale ma è frutto di una reazione dell'artista nei confronti dell'impoverimento spirituale provocato dal diffondersi delle teorie che interpretavano la natura entro una visione meccanicistica, come quella dei futuristi, oppure di retorica dell'antico, secondo i canoni imperanti del novecentismo.

Questa idea è subito confortata dalla svolta cui Sassu perviene quando affronta la figura, dallo schema novecentesco del primo dipinto dei Ciclisti (1929) a quell'irruente approccio al realismo narrativo che si trova nella bellissima tela degli Amanti (1934) dove, con una materia pittorica ricca ed esuberante una bella donna dai capelli color Tiziano si trascina il timido compagno in rosso nell'unità dei volti, simbolo forse autobiografico dell'amor giovane.

La scoperta entusiastica, ormai libera da pregiudizi formalistici, del "reale", sospinta dalla nuova conoscenza della grande pittura dell'Ottocento, cerca uno spazio idoneo saldandosi col sogno mitologico che, sulla lontana linea di Delacroix, Sassu ha sempre coltivato nel sollievo del quotidiano al quale si è sempre rivolto. E così si giunge al grande dipinto Gli Argonauti nella Colchide (1935). […]

Il pittore ha rotto il vaso sacro del mito antico e la poesia pervade la ricchezza della natura esuberante della primavera del genere umano. Nel breve, ma tanto intenso, arco di tempo che corre dall'autunno 1934 alla primavera 1937 (egli fu arrestato per cospirazione antifascista il 6 aprile 1937) la pittura di Sassu tenta di conciliare il divino del mito con un sempre più aperto approfondimento del reale che si manifesta nella vita artefatta dei caffè parigini e milanesi, dove riversa il suo desiderio di vita e di amore, sollevando alla dignità dell'arte la stessa presenza delle facili donne di avventura. Alcuni dei dipinti impostati in questi anni, verranno portati a compimento solo dopo la sua liberazione dal carcere di Fossano. Così l'opera L'attesa, folgorante di rossi, gialli e azzurri, completata ne11938, e quel capolavoro che è Il Grande Caffè, finito nel 1939.. un telero, come quello dei grandi pittori veneti del Cinquecento, col quale Sassu entra nella storia dell'arte italiana come vero erede della pittura impressionista -nata in Francia da Manet a Renoir- nella sua autonoma esaltazione cromatica. […] Fra il 1935 e il 1939 si susseguirono gli anni più drammatici del secolo dal punto di vista politico, quelli che portarono con breve corso alla tragedia della seconda guerra mondiale. […]

Più volte ho detto di questo momento fatale (si veda La grande stagione, Ed. Arithelios, 2001) in cui noi giovani antifascisti italiani ci siamo sentiti portati a combattere una battaglia sul piano internazionale. Sassu fu tra questi e diventò un militante di punta di questa lotta, nel pericolo continuo di una malvagia repressione. Stava preparando la diffusione di volantini pieni di speranza dopo la vittoria antifascista della battaglia di Guadalajara che salvò Madrid, quando fu incarcerato e condannato a dieci anni dal Tribunale Speciale. La vita si ruppe ma non l'arte; anche in prigione egli continuò a disegnare e a elaborare nell'animo il proprio futuro creativo. La militanza antifascista, praticamente attiva, di Sassu, di cui sono uno dei pochi testimoni rimasti, si era manifestata anche nell'esercizio artistico. L'opera Fucilazione nelle Asturie ispirata alla feroce repressione prefranchista del movimento operaio in quella regione mineraria, come il dipinto Spagna 1937; certamente allusivo ai massacri franchisti di quell'anno, ci confermano come in breve tempo Sassu avesse accantonato, prima del suo arresto, i suggerimenti primitivisti di Persico, Venturi, Garbari, Maritain. Dal discorsi si passava all'azione. […]

Dopo l'interruzione del carcere (durata un anno e mezzo) Aligi Sassu passa la mano dalla vita attiva alla vita spirituale (che Dante definiva "contemplativa") dell'arte, che tutto ripara e conserva. […] La mortificazione del carcere non ha infatti domato Sassu, il quale non si accontenta della tematica mitologica ne di quella della vita moderna, caffè, donne allegre, ninfe, nudi. Sassu imposta, come un'articolazione positiva assolutamente originale, il tema dei Concili, che si stacca nettamente dalle opere di soggetto religioso derivanti dall'influenza esercitata in gioventù da Edoardo Persico e dalle letture di Jacques Maritain. Il tema del concilio non è il rifugio dell' "anima bella" nella religione e nell'arte pura, è una critica alla Chiesa che, nella sua dominante autorità, allontana la religione stessa dal mondo degli uomini, isolandosi nella sua grandezza di superpotenza, più destinata a comandare che a guidare la folla degli umili. […]

Le crocifissioni e le deposizioni di Sassu del periodo 1941-1943 sono state dipinte nell'angoscia della guerra in corso. Il tema era un grande sfogo per gli artisti di Corrente. […]

Negli anni di Corrente (Sassu espone presso la Bottega di Corrente nel 1941) miti, storie antiche anche tratte dai poemi omerici come La morte di Patroclo (1945), si mescolano -non contemplando il periodo della reclusione a Fossano dove egli meditava questi temi sfogandosi con una fitta serie di disegni (350 pare)- ed opere di soggetto religioso. […]

Il pittore già futurista, primitivista, l'artista che idealizza gli "uomini rossi", ha avuto la ventura, sulla base di una esperienza scontata e sofferta, di diventare il cantore di un dramma unico e irripetibile (benchè di massacri ce ne saranno ancora tanti) di un momento storico eccezionale. […]

Sassu Realista 1932 - 1944, testi di R. De Grada e A. Sassu, con la collaborazione di C. J. Sassu Suarez, Fondazione Aligi Sassu, 2003, Lugano.