Maison Tellier
Marina Pizziolo

Se nei primissimi anni della sua attività Sassu aveva dato esempio di una vivace sperimentazione formale, ragione di imprevedibili virate stilistiche, raggiunta ormai una piena maturità artistica manterrà, comunque, la capacità di aggiornare continuamente il suo registro espressivo, spesso sull'onda di potenti suggestioni letterarie. Non bisogna dimenticare, d'altra parte, che l'illustrazione rappresenta un capitolo a sè della variegata esperienza pittorica di Sassu.

Negli anni quaranta, in particolare tra il 1946 e il 1948, prende così corpo un ciclo di opere ispirato a una novella di Guy de Maupassant: Maison Tellier .La novella è la descrizione compiaciuta di una di quelle case che, con pudico raggiro, venivano definite chiuse. Ma chiusa la Maison Tellier finisce realmente, quando sul portone appare un cartellino scritto a caratteri grandi e irregolari. "L'indomani, tutti gli habitues, l'uno dopo l'altro, trovarono il mezzo di passare per la via", racconta Maupassant, " con delle carte sotto il braccio per darsi un contegno; e con un ' occhiata furtiva ognuno leggeva l' avviso misterioso: Chiuso per causa di prima comunione" . E sarà proprio nel corso di quella cerimonia a cui le ragazze erano state invitate che la commozione di una di loro scatenerà il pianto di tutti, al punto che il prete ringrazierà alla fine le sorelle per il "sublime miracolo" che aveva portato il "soffio di Dio" sulla comunità raccolta: "Basta talvolta una pecora eletta per decidere il Signore a discendere sul gregge" .Una novella condotta dall'ironia di Maupassant sul filo che separa a volte il dramma dalla farsa.

La stessa atmosfera si ritrova nei dipinti di Sassu. Un'atmosfera che oscilla tra l'allusione seducente e una scorata malinconia, tra un garbato erotismo e la grottesca esibizione dei corpi di donne che fingono una giovinezza ormai perduta. Ne esce una vivida serie di ritratti femminili. Se il nudo dei combattenti che si affrontano nelle saghe mitiche di quegli stessi anni è espediente metastorico di una narrazione che vuole alludere al presente, il nudo delle donne della Maison Tellier è il nudo come luogo del corpo, languido spasimo della vita, del sussulto della giovinezza, dell'inganno del tempo.

"Nelle Maisons Tellier io non ho mai voluto dipingere delle donne con il piacere moralistico della condanna o del giudizio, com'è in Toulòuse-Lautrec, o in tanti altri pittori espressionisti belgi o tedeschi. Il mio punto di vista", dichiarerà Sassu, "è invece la constatazione d'una condanna, d'una condizione umana degradante, dalla quale è possibile salvarci con l'umanità stessa delle creature". La Maison di Sassu è il luogo dell'attesa, il luogo della nudità avvilita dalla mancanza di desiderio: non è il bordello di Grosz o Dix, nè l'orgoglioso universo separato dei ginecei di Birolli, nella cui intimità si consumano arcani riti femminili.

All'interno del ciclo si alternano dunque vari toni narrativi e varie scritture pittoriche, che si declinano comunque secondo un cromatismo dall'accento quasi fauve. Sia in Nu au divan vert sia ne La mezzana, quasi un omaggio alle odalische di Delacroix, il nudo taglia lo spazio del quadro con la sinuosa diagonale di un corpo giovane, che oppone la sua compatta superficie alla barocca definizione dello sfondo, in un'aggressiva proposta di sè. Altri dipinti, come La vecchia mondana o Malinconia, mostrano invece le profonde connessioni che legano il ciclo della Maison Tellier a quello dei caffè: connessioni che non sono dovute solo alle similitudini di impaginazione. […]

Per Sassu le ragioni della pittura, come abbiamo visto, sono ragioni morali, il colore è forma etica della realtà: anche sulla pelle nuda delle Tre donne, tinta violentemente di rosa nella finzione di una giovinezza trascorsa. Primario nell'operare di Sassu non è il medium o il supporto dell'immagine, considerato un veicolo da piegare alle esigenze espressive. […]

Aligi Sassu Antologica 1927-1999, a cura di  Marina Pizziolo con la collaborazione di Carlos Julio Sassu Suarez, Skira, Milano,1999.